Droga: studio CNR, in aria Roma si respira anche cocaina

 

31 maggio 2007

A Roma si respira anche cocaina. Questo il principale dato emerso per la prima volta da uno studio condotto sull'inquinamento atmosferico dal Cnr. La ricerca si inquadra in una valutazione più ampia dei composti tossici presenti nel particolato sospeso ed è stata condotta in due aree urbane italiane, Roma e Taranto, e ad Algeri. I risultati hanno evidenziato, oltre alla presenza di cocaina e di sostanze tossiche conosciute come il benzopirene, quella di cannabinolo (il principale componente attivo di marijuana) e hascisc e altre droghe, anche se meno dannose, come nicotina e caffeina. Le concentrazioni più elevate di cocaina sono state riscontrate al centro di Roma, in particolare nell'area dell'Università La Sapienza. L'analisi dell'evoluzione stagionale della cocaina in aria indica che le concentrazioni massime (a Roma, circa 0,1 nanogrammi per metro cubo) si raggiungono nei mesi invernali.

"Le concentrazioni più elevate di cocaina sono state riscontrate al centro di Roma e specialmente nell'area dell'università 'La Sapienza' - precisa Angelo Cecinato, responsabile del gruppo di ricerca dell'Iia-Cnr - anche se a causa del limitato numero di misure eseguite non si può dire con certezza che il quartiere universitario sia quello più inquinato di cocaina. Né possiamo affermare tout court che vi siano più diffusi il consumo e/o lo smercio di droghe: le cause di questa concentrazione sono tutte da indagare". Da quanto è emerso dallo studio del Cnr, comunque tracce di varie sostanze stupefacenti, cocaina e cannabinolo, sono state osservate anche in aree extraurbane e nei parchi cittadini, dove sembrano più alte che nelle strade di traffico. La cocaina appare in concentrazioni molto più basse nella città di Taranto, mentre risulta assente ad Algeri. Al contrario, nicotina e caffeina risultano presenti in tutte le aree studiate, "dimostrando l'estrema diffusione del consumo di queste sostanze e la loro permanenza nell'area", spiega Cecinato.

L'analisi dell'evoluzione stagionale della cocaina in aria indica concentrazioni massime a Roma, circa 0,1 nanogrammi per metro cubo. Si raggiungono nei mesi invernali "probabilmente per la più frequente e intensa stabilità atmosferica, ossia a causa dell'inversione termica al suolo che 'blocca' le emissioni inquinanti negli stadi più bassi dell'atmosfera, impedendone la dispersione" precisa il responsabile del Cnr. Tali concentrazioni potrebbero apparire relativamente contenute, ma sono appena 5 volte inferiori ai limiti stabiliti per legge per una sostanza riconosciuta come tossica come il benzopirene, mentre nella misura massima corrispondono ad un quantitativo 10 volte maggiore della normale presenza di diossina.

"Il particolato sospeso, meglio conosciuto con il termine Pm10 o polveri sottili - spiega il direttore del'Ila-Cnr, Ivo Allegrini - è già di per se motivo di grande preoccupazione per l'opinione pubblica, i media e i responsabili della gestione dell'ambiente, in quanto e ben documentato che anche piccole concentrazioni in aria di questo inquinante causano gravi danni alla salute". Secondi Allegrini "la scoperta dimostra l'elevatissimo livello tecnico raggiunto dal Cnr nella determinazione di sostanze tossiche nei comparti ambientali, ma anche che sono ben lontane dall'essere complete". "In particolare - conclude Cecinato - nuove e più estese ricerche su presenza, natura e origine delle droghe e delle sostanze stupefacenti contribuiranno alla lotta contro la diffusione del loro consumo".

fonte: Ansa.it