Nucleare in Italia: Si profila un ritorno?

 

di Andrea, 3 giugno 2008

Energia nucleareDopo il nostro articolo di novembre 2007, pubblicato ancora in tempi, per così dire, "non sospetti", ora c'è l'ufficialità: l'Italia punta verso il ritorno all'uso dell'energia nucleare.

Un paio di settimane fa, infatti, un ministro del nuovo governo, di cui non citiamo il nome, ma che, per convenzione, chiameremo C.S. ha annunciato la posa della prima pietra per la costruzione di una centrale nucleare di "nuova generazione" entro cinque anni.

Decisione condivisa da molti, tra cui Confindustria, nonché alcuni esponenti dell'opposizione.

Peccato che la frase del ministro contenga, già di per sé, una importante contraddizione: cosa vuol dire centrali di "nuova generazione"? Le centrali nucleari attualmente funzionanti sono di II (la maggioranza) e di III generazione, ma sono allo studio reattori di IV generazione che porterebbero a notevoli vantaggi, sia in termine di sicurezza che, soprattutto, per quanto riguarda le scorie radioattive, riutilizzate come combustibile, diminuendo di molto i costi ed eliminando (in parte) il problema dello smaltimento/stoccaggio.

Purtroppo, però, le centrali di IV generazione non saranno pronte prima del 2030-2040 (vedi voce su Wikipedia); proprio per questo motivo, anche altri paesi che attualmente utilizzano energia nucleare, hanno deciso di non costruire nuove centrali in attesa della nuova tecnologia.

Le centrali di III generazione, la cui tecnologia risale, ormai, ad un paio di decenni fa, hanno introdotto molte migliorie rispetto a quelle di II generazione, come la sicurezza: nel nostro articolo, abbiamo già citato di come un'esplosione od un attacco terroristico non produrrebbero effetti disastrosi. Nessun miglioramento, invece, per quanto riguarda scorie e radioattività.

Ricostruire centrali nucleari a partire da zero, come nel caso dell'Italia, sarebbe estremamente costoso, ed i vantaggi di una produzione di energia a basso costo andrebbero a perdersi nel tempo; la questione sarebbe stata diverse se, nel 1987, gli italiani non avessero detto "NO" al nucleare (come invece, giustamente, hanno fatto).

Capitolo scorie: ricordiamo il caso Scanzano Jonico? Dove mettiamo le scorie prodotte dalle centrali? Attualmente, non siamo in grado neanche di smaltire i 1500 metri cubi di rifiuti nucleari provenienti dalla medicina ed industria, figuriamoci le decine di migliaia di metri cubi che deriverebbero dalle nuove centrali.

Ricordiamo, inoltre, i tempi di costruzione e collaudo, che ci spingerebbero non prima del 2020; poi dovremmo aspettare altri 15-20 anni per vedere un rientro degli investimenti.

E i costi? Si aggirerebbero intorno ai 30-50 miliardi di euro (fonte dossier Legambiente), cifre "mostruose", la maggioranza in finanziamenti pubblici, che sottrarrebbero preziose risorse per gli investimenti in energie alternative, oltre che per la stessa ricerca sul nucleare di IV generazione. Cifre, quindi, che renderebbero trascurabile la riduzione in bolletta.

Infine, bisogna ricordare che le centrali nucleari di II ma anche di III generazione non sono del tutto sicure (sebbene abbiamo standard di sicurezza di gran lunga maggiori alla centrale di Chernobyl): la paura di un incidente rimane e l'unico "nucleare sicuro", che viene tanto declamato di questi tempi, pare che sia raggiunto solo con i reattori di IV generazione. Insomma: vogliamo continuare a mascherarci dietro ai vari "tanto se esplode una centrale in Francia o in Slovenia, veniamo colpiti anche noi...".

 

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